
Due storie vissute in prima persona.
Arradon, cittadina della Bretagna, al capolinea del bus n. 4 che va dal centro di Arradon alla località Le Poteau nel comune di Saint-Avé passando per il centro di Vannes.
Il bus è fermo ed il conducente attende al suo posto in relax l’ora della partenza della corsa; pochi passeggeri già a bordo; le porte sono aperte in attesa di altri passeggeri.
Si affaccia una signora senza salire e chiede al conducente: “Vous passez par la Gare? Va alla stazione?”, risposta gentile del conducente: “Bonjour Madame! Buongiorno Signora!”, la signora un po ottusamente insiste: “mais ce bus passe-t-il par la Gare? Ma questo bus passa per la Stazione?”, e l’autista imperturbabile risponde ancora: “Bonjour Madame! Buongiorno Signora!”.
Alla successiva richiesta con le stesse parole la signora riceve la stessa imperturbabile risposta.

Linea 4 Da Arradon mairie a Le Poteau. Qui la fermata davanti alla Posta centrale
Senza scomporsi troppo la signora allora soggiunge: “Ah, j’ai compris, vous n’y passez pas! Ah, ho capito, lei non ci passa!” e se ne va molto probabilmente senza avere capito che il conducente la invitava ad una forma più educata per rivolgersi non solo a lui, ma a chicchessia.
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Vannes, un supermercato qualsiasi, poteva essere ilSuperU come LeCLerc. Questa volta il protagonista negativo sono io che però mi correggo prontamente.
Mi avvicino ad un commesso per chiedere se può indicarmi dove si trova un certo articolo; rivolgo la domanda diretta e la risposta comincia con un Bonjour monsieur… mi rendo subito conto della gaffe che ho commesso e mi affretto precipitosamente a ricambiare il saluto e ricevo un sorriso gentile seguito dall’indicazione richiesta ed è l’impiegato stesso che mi accompagna fino allo scaffale dove si trova quanto cercavo.
State certi che da allora non ho mai dimenticato di salutare una persona a cui mi accosto in un luogo pubblico e di cui ho bisogno anche per una semplice richiesta, perché sta lavorando ed è disponibile. A qualcuno sembrerà superfluo, ma state ulteriormente certi che, così facendo, la sporadica relazione coll’interlocutore parte regolarmente, come si dice, col piede giusto.
Piccoli gesti, piccole virtù che rendono la vita meno brusca e schizzata. E ci vuole così poco!
Rientrato in Italia, sto rischiando di riprendere l’imbarbarimento, ma mi sforzo di mantenere l’atteggiamento positivo, e per questo mi trovo a criticare l’interlocuzione più brutale che trovo nella maggior parte degl’italiani.
Qualche tempo fa in autobus, ho fatto notare ad un signore, di una certa età e, sembrava, di un certo stile, che stava scendendo dalla porta adibita a salita intralciando malamente coloro che invece avrebbero voluto salire.
Sapete qual è stata la risposta? Eccola: “Eh, ma una volta ogni tanto…”. Inutile qualsiasi commento.
Spero solo che, siccome non s’aspettava il mio commento, la prossima volta gli venga in mente e eviti il comportamento scorretto.
Tanti mi diranno subito: “Illuso…!”; ma se anche uno solo, oggetto delle mie osservazioni, correggerà il suo comportamento, la comunità ne otterrà beneficio.
Anche per tutte queste cose definisco i Francesi un Popolo mentre, secondo me, noi Italiani siamo un’accozzaglia d’individui.
Se riuscissimo a essere anche un Popolo saremmo eccelsi.
Ma se fossimo quel tipo di popolo, ahimè, non saremmo probabilmente super, come effettivamente siamo.
E come si manifesta a volte in modo distruttivo, a volte in amore folle, a volte in malefici comportamenti. A volte con la distruzione, che poi è la distruzione
Quando nel 2005 abbiamo deciso di esercitare un’attività commerciale in Francia, ci siamo trovati di fronte a procedure amministrative,
…mi sono chiesto oggi, risalendo lentamente via Assarotti. Ed ho cominciato a snocciolare mentalmente i vari gradi della piramide organizzativa delle attività statali
C’était le juin 2005 lorsque nous nous installions à Vannes, place du Poids Public.