Floruit

Raramente ho incontrato in Italiano questa parola che dalla sua origine latina si è trasferita sic et simpliciter nell’italiano dotto.
È la terza persona singolare del perfetto indicativo (passato remoto) del verbo latino florēre. Intuitivamente si capisce che significa “fiorì” nel senso di “ebbe risalto, importanza”.
Nelle dissertazioni dotte si usa per indicare un periodo temporale incerto sia come date che come durate, ma presunto, concernente qualcuno che ha inciso la storia per qualche motivo, ma di cui non sono giunte sino a noi le coordinate temporali esatte.

Ho inciampato nella parola mentre cercavo il termine isagoge [dal greco εἰσαγωγή, di cui parleremo quanto prima] perché questa parola è nel titolo di un’opera filosofica di Porfirio di Tiro che introduce alla Logica aristotelica.

Siccome non abbiamo date certe della collocazione temporale dell’opera di Porfirio di Tiro [all’incirca della fine del secolo IV d.c.], questa si presume, si deduce da informazioni collaterali che abbiamo. Quindi non volendo affermare come assiomatiche cose non note, si usa il termine floruit proprio per lasciare quest’incertezza anche se la collocazione, seppur non perfettamente nota, è attribuibile ad un periodo abbastanza preciso.
Ricordiamoci che le date sono importanti perché consentono di relazionare al contesto, alle arti, alla letteratura, agli altri avvenimenti storici quello che stiamo indagando o descrivendo.

Articoli correlati:

Leggi tutti
  • Ne abbiamo sentito parlare la prima volta quando abbiamo studiato il Manzoni. E poi l’abbiamo incontrato tante volte,

    Continua…
  • dativo etico

    Il dativo etico: uso e abuso.

    Continua…
  • Due parole nuove di cui una rara e una relativamente recente, del 1969.

    Continua…
  • La verità anzitutto!

    Continua…