…mi sono chiesto oggi, risalendo lentamente via Assarotti.

Ed ho cominciato a snocciolare mentalmente i vari gradi della piramide organizzativa delle attività statali e comunque pubbliche, o comunque assimilabili a pubbliche, sì perché anche aziende che svolgono compiti di tipo pubblico come forniture imprescindibili di materie prime per il quotidiano, per me sono pubbliche, devono essere pubbliche e se non lo sono è dovuto all’inerzia politica, alla convenienza di casta della politica, alla ricerca di fette di consenso o al favorire di stabilizzazione nelle cariche da parte della politica.

Succede così che, per mantenere la catena del consenso, tutte le richieste che cercano di avvicinare il benessere economico e normativo dei provvisori datori di lavoro, siano arrogantemente e continuamente petulate dai dipendenti pubblici con tutte le implicazioni che si snocciolano a valle dei servizi nei carichi ai cittadini e cioè nell’imposizione fiscale.

Ma fino a che punto è tollerabile questa arroganza che di per sé si giustifica perché la controparte, la politica, che dovrebbe difendere la posizione dell’ultimo dei cittadini,  è morbida e facile alla penetrazione? E lo è sempre per il principio della ricerca di consenso che impedisce alla casta di assumere posizioni intransigenti sia con il dipendente pubblico che con l’interlocutore capitalista che per sua natura è portato a coprire, anche se di malavoglia, i costi della sua libertà d’agire al limite delle leggi e del conseguimento di incassi ben al di là di una reale necessità sociale, ma solo per il mero arricchimento.
Quelle che si chiamano le professioni liberali fanno parte del gioco perché annuiscono alle affermazioni del committente, sia esso nel vero che nel falso, sia esso nel giusto che nell’ingiusto ed il loro padrone è comunque il capitale, perché da esso ricavano il quid che gli permette di avvicinare la posizione rosea, economicamente, dei loro datori di lavoro.

Oppure, le professioni liberali, attraverso idiomi incomprensibili ai più, creano un’aura di mito attorno alle proprie specializzazione scaturendo spesso in un approfittarsi del malcapitato interlocutore obbligato al loro servizio per necessità create da proprie reali defaillances (penso ad un malato di cuore, che per sua incuria non segue i consigli di igiene alimentare e si ritrova a dover ricorrere al cardiologo), o da comportamenti colposi propri o di altri (penso alla necessità di farsi accompagnare da un avvocato in pratiche rese arzigogolate da intrichi legali e regolamentari, spesso aggravati dall’intervento burocratico).

Per la verità devo riconoscere che la percentuale dei profittatori nelle varie specialità non è così alta, ma esistendo, tiene in allerta il solito elemento finale della catena sociale-civile: il cittadino. Ed anche qui vale la legge del più forte ( o del più munito). Mi è capitato più d’una volta di essermi intrappolato da solo volendo essere il più ligio possibile alle leggi sempre molto ingenuamente.

…..

Come si chiude il cerchio? Con l’ultimo anello che è il proletario, dove includo coloro che non possono condizionare niente ma solo subire, che chiudendo il circuito prendono la scossa più potente e ne sono tramortiti.

Come fare?

Mi viene in mente la guerra spasmodica di Serpico contro la diffusa corruzione nella polizia newyorchese: ma se c’è riuscito lui, si deve poter riuscire a moralizzare tutte le situazioni o quantomeno arginarne il dilagare, limitando il fenomeno ad una soglia tollerabile per la società e la sua economia.

Ma la guerra in campo aperto molto spesso non rende giustizia e non migliora il mondo. Dopo la falcidie fatta dal pool Mani pulite degli anni 1980 mi aspettavo che la corruzione sarebbe sparita quasi completamente, ed invece si è semplicemente e convenientemente assopita per rigurgitare più virale e infettiva dopo pochissimi anni.

Fui marginalmente coinvolto in un fatto dal quale mi estraniai immediatamente nel 1992, ed un giorno magari lo racconterò. Niente di importantissimo, ma al momento non capii cosa stava succedendo. Mi ricordo molti dei particolari, ed anche gli attori, ma sono io lo strano che pensa ad un casus, perché probabilmente rappresentava fatti correnti a certi livelli politici e borghesi.

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